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NORCHIA (Viterbo)

 

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Panorama dai resti del Castello

È la più grandiosa e spettacolare necropoli rupestre d’Etruria e d’Italia. Le tombe a finto dado o a dado (dal IV al I sec. a.C.) sono disposte a terrazze negli aspri declivi prospettanti il centro urbano. Quelle del livello superiore hanno alte facciate coronate in alto da varie modanature con scolpita al centro la Finta Porta al di sopra di ambienti semplici o porticati scavati nella roccia ove non mancano tracce di intonaco e colori diversi. I vasti, quanto disadorni ipogei sepolcrali sono in basso con all’interno sarcofagi semplici o scolpiti con la figura del defunto o con più spesso larghe banchine con una sequenza ininterrotta di fosse ai lati di un esiguo corridoio centrale. Nelle parti inferiori delle rupi le tombe a dado, spesso costruito intero o in parte, sono più semplici e consistono in una facciata sempre comunque adorna del rilievo della Finta Porta che sovrasta una modesta camera funeraria.
La necropoli più visibile è quella del fosso Pile, ove si ha la Tomba Ciarlanti (con la camera di sottofacciata divisa in tre vani) la tomba a Camino, le grandiose tombe Smurinas, la tomba Prostila, la Tomba del Caronte con una figura di questo demone scolpita ad altorilievo sulla facciata, la tomba Gemina e, più a monte, la tomba delle Tre Teste con volti forse di divinità infere che sporgono sopra l’architrave della Finta Porta. Le tombe più spettacolari tuttavia sono nella necropoli posta lungo il fosso dell’Acqualta al vertice dell’abitato con due grandi tombe le cui facciate riproducono quella di un tempio dorico (III sec. a.C.) con frontoni, fregi, dentellature, protomi e acroteri scolpiti. Entro il frontone di sinistra mancante della metà oggi al Museo archeologico di Firenze un folto gruppo di armati convergono al centro, mentre su quello di destra solo tre figure sotto il vertice. Nell’ambiente sottostante che unisce i due monumenti è scolpito a rilievo, ma eroso dal tempo un corteo funebre alla presenza di un demone alato con sullo sfondo una panoplia di armi. Il tutto era intonacato e dipinto a più colori creando un effetto straordinario a chi lo osservava agli inizi del III sec. a.C. Nella valle del Biedano nei pressi della Cava Buia è racchiusa nella fitta vegetazione la monumentale tomba Lattanzi, appartenuta alla famiglia dei Churcle con un doppio portico colonnato su podio con scaletta laterale e fregi e leoni scolpiti.
Norchia.jpg (11433 byte)Il centro abitato, forse Orcla, che ha originato tante sepolture è posto su un lungo e stretto pianoro di tufo tra il Biedano ed il fosso Pile; su di esso oggi spiccano i resti medievali del castello della famiglia Di Vico e della chiesa romanica di S. Pietro (XIII sec.). Sebbene la presenza dell’uomo sia già attestata nell’Età del Bronzo, l’acme di Norchia si ebbe nel corso del IV e III sec. a.C. Il pianoro inaccessibile per la caduta precipite delle rupi laterali è stato rafforzato dagli Etruschi (III sec. a.C.) nella parte meridionale con un profondo vallo, il più imponente d’Etruria, che va da un corso d’acqua all’altro con un rinforzo sul perimetro urbano di una cortina muraria formata da blocchi squadrati di tufo. A metà di esso era la porta d’accesso per la quale passava la Clodia il cui tracciato è molto ben conservato. La strada consolare, attraversato l’abitato di cui costituiva l’arteria principale, nel suo volgersi a Tuscania dopo aver superato il Biedano con un ponte (visibili i resti) arriva in quota sul pianoro opposto attraverso un profondo e suggestivo cavone lungo oltre 400 m. con pareti alte oltre l0 m. chiamato la cava Buia che costituisce l’ennesima attrazione di Norchia.


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Testo: P. GIANNINI (A.G.Tur.) per Amm.ne Prov. di Viterbo

Fonte dati e immagini Amm.ne Prov. & APT di Viterbo