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FERENTO (Viterbo)

 

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È il centro etrusco che più d’ogni altro ha contribuito alla conoscenza della prima architettura domestica e civile del Popolo etrusco e della sua vita quotidiana. Questo grazie agli scavi che dal 1966 l’Istituto Svedese di Studi Classici di Roma con la presenza ed il patrocinio di S.M.il re Gustavo VI Adolfo di Svezia ha compiuto sul colle di S. Francesco meglio noto come Acquarossa. Il pianoro abitato è naturalmente fortificato dalle rupi che si ergono dalle valli di erosione dei fossi Acquarossa (resti di un ponte etrusco) e Francalancia; qui sul finire dell’VIII, ma specialmente nel VII e VI sec. a.C. si sviluppò una dinamica cittadina che sapientemente sfruttava i fertili terreni agricoli, i giacimenti di ferro e si avvaleva del commercio che univa le città costiere con la parte interna della penisola italiana. Politicamente gravitava nell’area della lucumonia di Velzna (Orvieto). Frentis, tale era forse il suo nome, venne distrutta sul finire del VI sec. e sulla sua vasta area (32 ettari) nessuno più vi costruì qualcosa cosicché i suoi resti rimasero sigillati per 2600 anni. Gli abitanti dispersi si riunirono poi un secolo dopo sul parallelo promontorio di Pianicara dando origine alla cittadina romana di Ferento.
Gli scavi hanno riportato alla luce le fondamenta di numerose abitazioni dove si assiste nella pianta e nelle tecniche costruttive al passaggio dalla capanna alla casa dando ragione e senso alle intuizioni che gli archeologi derivavano dall’esame dell’architettura funeraria etrusca. E sono gli Etruschi nel loro vivere quotidiano, quelli che i resti di Acquarossa ci restituiscono nei diversi settori esplorati. Oltre a nuclei di abitazioni chiaramente visibili nelle loro piante e in parte minime nei loro alzati, ben articolato e razionale è il complesso di edifici (zona F) dove viene individuato il centro politico, religioso ed economico della cittadina gravitante attorno al lucumone locale. Un alto muro a blocchi di tufo scientificamente ricostruito racchiude un gruppo di edifici con portici ed ambienti vari. Lastre, acroteri e antefisse di terracotta ne decoravano la facciata in maniera più consistente che non nelle altre abitazioni del centro. Pozzi, cunicoli, ambienti interrati, stalle e ricoveri per animali compongono il quadro della vita reale degli Etruschi nel VI sec. a.C. sul luogo, e perfettamente ricostruita con gli originali nelle sale del Museo archeologico nazionale della Rocca Albornoz di Viterbo. Le necropoli con tombe a camera scolpite nei soffitti e nei lettini di deposizione, ma non ben visibili, sono a Campo dei Pozzi, Casale Pierardi, Poggio Rotella e Macchia Carletti.



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Testo: P. GIANNINI (A.G.Tur.) per Amm.ne Prov. di Viterbo

Fonte dati e immagini Amm.ne Prov. di Viterbo